L’ambiente

Osservare e comprendere il territorio per interagire con la natura

L’osservazione del territorio è stata lo strumento per progettare nel tempo e realizzare un nuovo sistema di agricoltura: comprendere le complesse relazioni ed interazioni in natura, per poter a nostra volta interagire e assecondare pacificamente le forze vitali perché sostenessero il processo produttivo, dal momento che è soprattutto la rete di relazioni utili che rende stabile un sistema.

Abbiamo favorito le aree di rifugio, cioè gli spazi naturali inseriti tra i campi coltivati, mantenendo, e, quando necessario, mettendo a dimora le siepi per dividere le aree, utilizzando piante che siano in grado di svolgere più funzioni: spalliere, riparo dal vento e dal sole o dalla vista, diversificazione delle specie, nutrimento per l’uomo e gli animali, luogo di riproduzione e riparo per gli animali, difesa del suolo, attraverso la riduzione dell’erosione eolica e idrica.

La siepe produce l’effetto “margine” o ecotono, spazio tra due ecosistemi limitrofi, offrendo rifugio a specie vegetali ed animali di entrambi.

La diversità di colture fornisce un’assicurazione in caso di avversità e quindi di mancato raccolto. Abbiamo quindi piantato tra i filari di vite specie fruttifere antiche, mantenendo le poche che erano sopravvissute all’avanzare del bosco: marasche, mirabolani, peschi selvatici, noci, fichi, corniolo…

Le “malerbe” sono da noi considerate i commensali delle piante da frutto, fonte di biodiversità, tenute sotto controllo, ma con la pacciamatura e con il taglio solo dopo la loro fioritura e a fasi alterne, in modo da garantire sempre nettare e polline agli insetti pronubi, semi per gli uccelli. Esse mantengono umida la terra, attraggono insetti utili e dannosi permettendo l’equilibrio fra le diverse specie. Inoltre, col loro ciclo vitale servono a formare parte dell’humus, fonte naturale di nutrimento.

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